Nasce la collana “Bed&Business” per l’extralberghiero

Oggi nasce la Collana “Bed&Business” per l’extralberghiero!!!

È con grande emozione e orgoglio che finalmente sveliamo uno dei progetti cui abbiamo dedicato tanto tempo, passione ed energie durante l’ultimo anno.

“Bed&Business” è una collana composta da 40 manuali pratici per vivere di turismo, scritti dagli specialisti dell’extralberghiero.
Un progetto visionario nato dalla mente di Danilo Beltrante, fondatore della Vivere di Turismo Business School, per supportare e professionalizzare il settore della ricettività extralberghiera.

Un progetto ambizioso che nemmeno il Covid è riuscito a fermare, anzi: ha reso questo progetto ancora più forte e indispensabile per la rinascita del settore.

La nostra Federica Benatti ha accolto la grande sfida di Danilo ed è l’autrice di una delle opere monografiche che compongono il grande mosaico della collana “Bed&Business” per l’extralberghiero: “Borghi e Dimore storiche nel mercato extralberghiero”. Un manuale che raccoglie tutta l’esperienza di BRIT nella valorizzazione degli immobili situati nelle aree marginali del nostro paese.

Per leggere il suo libro dovrete aspettare febbraio 2021, ma nel frattempo vi aspettano altri contenuti strategici per avviare un’attività extralberghiera capace di resistere alle grandi sfide della contemporaneità.

Di seguito vi trasmettiamo il comunicato stampa che vi racconta nel dettaglio la collana e i protagonisti dei primi due libri in uscita:
“Self Check-in” di Patrizio Donnini Gallo, e “I segreti del customer care” di Gwendoline Brieux.

Accesso sicuro e caloroso a prova di TULPS e DPCM e cura delle relazioni con i clienti sono due competenze indispensabili che non avranno più segreti grazie al contributo di due professionisti e imprenditori esperti come Patrizio e Gwen.

Li trovate già su Amazon, e dal 5 novembre nelle migliori librerie!

BUONA LETTURA!!!

COMUNICATO STAMPA

 Nasce la collana “BED&BUSINESS”

Il primo progetto editoriale in Italia

interamente dedicato al  settore extralberghiero

 

curato da Danilo Beltrante 

 edito dalla casa editrice di Palermo

 Dario Flaccovio

Dal 5 novembre in libreria e on line

  

21 ottobre 2020. Come reazione al crollo delle prenotazioni innescato dalla pandemia, sono molti gli esperti del comparto turismo ad aver individuato nel ricorso al digitale e all’innovazione nel suo complesso, così come nella capacità di prendersi cura del viaggiatore, sempre e comunque, uno degli antidoti necessari per la ripartenza.

Agli occhi di chi già opera nel settore extralberghiero nelle sue varie accezioni (case vacanza e agriturismi), è oggi più chiara che mai la necessità di accrescere le proprie competenze e professionalizzarsi per sopravvivere al momento di crisi che la pandemia ha imposto ed essere pronti ad intercettare la ripresa, parzialmente già in atto.

Il progetto editoriale

Per rispondere a queste esigenze è nato un progetto editoriale inedito e ambizioso, articolato in ben 40 volumi pubblicati dalla casa editrice siciliana Dario Flaccovio: due uscite mensili previste a partire dal prossimo 5 novembre, con l’obiettivo di trasferire, attraverso un linguaggio semplice e fruibile anche per una platea di non addetti ai lavori, strategie concrete e di immediata applicazione.

Il progetto si rivolge a tutte le persone che a vario titolo sono operative nel settore della cosiddetta ricettività alternativa e che vogliano accrescere le proprie competenze.

Vede la luce con la collana “Bed&Business” per l’extralberghiero, parole chiave scelte non a caso per indicare la necessità di coniugare sempre e comunque l’accoglienza alla professionalità. La collana è diretta da Danilo Beltrante (www.danilobeltrante.it), già autore per Dario Flaccovio del manuale “Vivere di turismo – Guadagna affittando immobili anche se non ne possiedi e non hai capitali, uscito nel 2018.

Beltrante è riconosciuto a livello nazionale come il formatore più accreditato nell’ambito del comparto extralberghiero. È ideatore dell’evento annuale del comparto “Vivere di Turismo 2020 – La Rinascita” che quest’anno si terrà dal 6 all’8 novembre con modalità live streaming HD, ed è il direttore della “Vivere di Turismo Business School”, un percorso di alta formazione per gli operatori del settore.

Danilo Beltrante
Danilo Beltrante

LA COLLANA “BED&BUSINESS” PER L’EXTRALBERGHIERO

Si tratta di un progetto editoriale nato per soddisfare le necessità formative degli operatori ed annovera tra gli autori esperti, docenti, formatori, coach, professionisti specializzati nelle singole materie trattate ed anche manager delle più grandi aziende italiane del settore.

I primi due volumi in uscita sono:

 “Self check-in” di Patrizio Donnini Gallo e

I segreti del customercare di Gwendoline Brieux, entrambi con focus sull’ospitalità.

Patrizio Donnini Gallo e Gwendoline Brieux
Patrizio Donnini Gallo e Gwendoline Brieux

 

Il primo è “Self check-in” di Patrizio Donnini Gallo, imprenditore e fondatore di Keesy, la startup italiana che ha ideato e realizzato il primo sistema di self check-in completo e totalmente automatizzato. un manuale pratico per gestire e ottimizzare la libera gestione dell’accoglienza degli ospiti con tanti esempi e consigli da mettere in pratica.

Il volume racconta come il self check-in, che unisce digitale e tecnologie di automazione, possa davvero rivoluzionare il mondo dell’ospitalità: il gestore ottimizza tempi e costi, mentre l’ospite può scegliere il momento migliore per accedere alla struttura, senza vincoli di orario, in tutta libertà e autonomia.

Copertina libro "Self Check-In" di Patrizio Donnini Gallo
Copertina libro “Self Check-In” di Patrizio Donnini Gallo

 

Il secondo testo è “I segreti del customer care” di Gwendoline Brieux, docente della “Vivere di Turismo Business School” e specializzata nell’ottimizzazione dei processi aziendali legati alla gestione del viaggiatore. Mostra come il customer care sia fondamentale per ogni struttura extralberghiera per riuscire a creare una relazione duratura e positiva con qualsiasi ospite.

Il testo offre numerosi suggerimenti pratici: dalle email preimpostate con schedulazione automatica al metodo per convertire i preventivi in prenotazioni dirette, passando per la gestione delle recensioni.

Copertina libro "I segreti del customer care" di Gwendoline Brieux
Copertina libro “I segreti del customer care” di Gwendoline Brieux

Gli specialisti dell’extralberghiero

«Abbiamo ribattezzato gli autori di questa collana gli “specialisti dell’extralberghiero” – spiega Danilo Beltrante – perché sono tutti professionisti che vivono di quello che scrivono all’interno del loro manuale e raccontano come superare con successo le difficoltà che loro stessi hanno affrontato.

Condividono con i lettori quali strumenti sia necessario padroneggiare, nelle diverse aree di competenza, per far crescere il proprio business a prescindere dalla tipologia della struttura ricettive che si gestisce.

La formazione è e resta la leva fondamentale per essere in grado di affrontare la complessità del presente e volgere a proprio favore gli eventi, anche quelli non previsti, che siamo costretti tutti ad affrontare».

Alcuni dei titoli dei manuali della collana “Bed&Business” per l’extralberghiero in uscita per i prossimi mesi, con i relativi autori:

Paola Gheis, “Posizionare con successo case di lusso nel mercato extra alberghiero

Golia Pezzulla, “Il carisma dell’host nel mercato extralberghiero

Giuseppe Murina, “Come fare Revenue Management nel mercato extralberghiero

Federico Mantuano, “Visual Brand identity nel mercato extralberghiero

Antonella Brugnola e Silvia Ghezzi, “Mettere a reddito la propria casa nel mercato extra alberghiero

Federica Benatti, “Borghi e dimore storiche nel mercato extralberghiero

Carmela Lerede, “Come aprire le tue porte agli Smart Worker

Alessio Venturi, “Prenotazioni dirette nel mercato extralberghiero

Cristina Baldi, “Ingrediente segreto: l’Italianità

Luca Sini, “Servizi ancillari: l’arma segreta dell’host

Gianluca Murgia, “Il manuale degli adempimenti

Davide Scarantino e Marco Celani “L’avventura Italianway

Patrizia Menchiari, “Customer experience per fare innamorare i tuoi ospiti

Alfredo Barbarisi, “La fiscalità nel settore extra alberghiero

Fosca de Luca, “Home staging per il turismo

Il direttore di collana

Danilo Beltrante è imprenditore, formatore e direttore della “Vivere di Turismo Business School”, la prima in Italia con focus esclusivo sul settore extralberghiero. Aiuta proprietari, property manager e gestori a massimizzare il profitto, con attenzione al giusto equilibrio tra lavoro e vita personale. Innamorato dell’Italia, crede che l’extralberghiero sia una delle leve fondamentali per rilanciare l’economia del nostro Paese. Già autore per la Dario Flaccovio del libro “Vivere di Turismo”, è curatore della neo collana “Bed&Business”.

Gli autori

Gwendoline Brieux. Nata in Francia, appassionata di scrittura e lingue straniere. La sua curiosità e l’amore per le culture straniere l’hanno portata, precocemente, a vivere in Inghilterra e in Italia. Dopo una laureata in storia e letteratura italiana, corsi professionali per agenti immobiliari e un master in counseling, si è avvicinata al turismo. Ha coltivato la sua passione specializzandosi nella gestione del customer care di aziende extralberghiere. Gwendoline Brieux si è specializzata nell’ottimizzazione dei processi aziendali legati alla gestione del viaggiatore, per consentire ai gestori di massimizzare i guadagni e liberare tempo prezioso. È docente della “Vivere di Turismo Business School”.

Patrizio Donnini Gallo, fiorentino classe 1975, è imprenditore e consulente di comunicazione. Da alcuni anni si occupa con successo di attività extralberghiere: prima come gestore di appartamenti per turisti e poi come fondatore di Keesy, la startup italiana che ha ideato e realizzato il primo sistema di self check-in completo e totalmente automatizzato.   

I live in Vaccarizzo: prototipazione partita!

Con le “prove di prototipazione” di I live in Vaccarizzo abbiamo iniziato a scaldare i motori… Ora la comunità parte con la vera prototipazione!

Il racconto è ricco e merita di un po’ di tempo per la lettura: siete pronti?

CAPITOLO 7 

Prototyping

Lo schema di processo della Teoria U
La fase di prototipazione nello schema di processo della Teoria U per i cambiamenti sostenibili.

Comprendere i valori di una comunità: Il pellegrinaggio notturno da Vaccarizzo a Paola

Facilitare un percorso di comunità non è attività semplice. Entrare in empatia può avvenire spontaneamente con le singole persone ma la creazione di fiducia di un gruppo è ben altra sfida. In preparazione all’ultimo workshop abbiamo perciò deciso di immergerci più profondamente nel contesto, cercando di comprendere i valori profondi che guidano il senso di appartenenza della comunità. In Calabria la devozione cristiana è un fattore economico e culturale imprescindibile, un elemento di aggregazione straordinario che non potevamo ignorare. 

Il 3 maggio abbiamo perciò ripreso il volo per Vaccarizzo per partecipare alla festa dedicata a San Francesco da Paola. Tradizione locale è fare durante la notte tra il 3 e il 4 maggio un pellegrinaggio a piedi che parte da Vaccarizzo di Montalto fino a Paola. Si parte alle 4:00 del mattino e in piena notte, dotati di torce, si sale verso il bosco. C’è chi per devozione fa tutt’oggi questo percorso in mezzo al bosco scalzo. 

Inizio del pellegrinaggio notturno verso Paola
Inizio del pellegrinaggio notturno verso Paola.
foto satellitare strada da Vaccarizzo a Paola
Foto satellitare della strada nel bosco che collega Vaccarizzo a Paola

Il percorso è lungo circa 20 Km, di cui i primi 7,5 in salita, immersi in un bosco che passa da profumatissimi alberi di acacia in fiore ai castagni per arrivare in cima al primo santuario dedicato a San Francesco immersi tra frassini secolari. La luce dell’alba piano piano arriva portando con sé bagliori e colori che rendono le foglie appena nate e le cortecce dei tronchi di un verde chiaro brillantissimo. 

L’atmosfera è sospesa nel tempo, gli uccellini iniziano a cantare e tutto sembra risvegliarsi in un alone di magia. Ti guardi intorno pensando che prima o poi sbucheranno da dietro gli alberi fate, folletti, elfi e troll. La compagnia composta da una trentina di eroi, che hanno deciso di partire nonostante le previsioni meteo pessime, inizia a chiacchierare allegramente pensando al primo falò che avrebbero potuto preparare in cima alla montagna.

Immagini del cammino nel bosco di faggi secolari per arrivare al primo luogo di preghiera dedicato a San Francesco da Paola.
Immagini del cammino nel bosco di faggi secolari per arrivare al primo luogo di preghiera dedicato a San Francesco da Paola.

Dopo circa 3 ore di cammino si arriva al primo punto di preghiera: un altare bianco, semplice dietro il quale si innalza la scultura di San Francesco da Paola adornata di fiori freschi. Il tempo di qualche preghiera, voto e pensiero donato al cielo che gli uomini più attrezzati iniziano a preparare il fuoco e a distendere improvvisate tovaglie in plastica per affettare soppressate, salsicce e formaggi con cui ricaricare le batterie. C’è chi tira fuori bottiglie di vino fatto in casa e thermos con caffè ancora caldo.

Si rimane in sosta una buona mezz’ora raccontando aneddoti degli scherzi che gli anziani facevano loro da bambini le prime volte che li portavano in pellegrinaggio per aumentare il senso miracoloso dell’azione del Santo.

Unico momento che ha lasciato sgomento chi veniva da fuori della Calabria è stato quando, dopo la fine della colazione, le persone, anziché raccogliere bottiglie e bicchieri di plastica usati per metterli negli zaini e buttarli nei bidoni a valle, li hanno bruciati nel falò!!! Inconcepibile, soprattutto in un luogo di così grande bellezza ancora incontaminata. Su questo punto, legato alla sensibilità ambientale degli abitanti ci si dovrà lavorare molto seriamente.

Il cammino riprende e, nonostante sia tutto in discesa, le difficoltà aumentano: il terreno è ripidissimo, bagnato per le piogge dei giorni precedenti, molti sentieri sono smottati e i percorsi usuali vanno modificati affidandosi al senso di orientamento dei più esperti.

I sentieri sono spesso interrotti da rivoli d’acqua e la solidarietà intergenerazionale emerge potente.

La fatica si fa sentire ma il gruppo è motivato ad andare fino in fondo: gli uomini aiutano le donne, i giovani aiutano gli anziani. Si crea una catena umana che dialoga e si supporta con spirito di avventura, responsabilità e divertimento.

Il paesaggio ad un certo punto cambia all’improvviso: iniziano a vedersi felci, ginestre selvatiche in fiore, profumatissime e piene di spine, piante di asparago selvatico e l’odore di mare stuzzica le narici. Paola è all’orizzonte. Inizia ad intravedersi il Santuario di San Francesco. Alle 11:30 il gruppo compatto, stanchissimo ma felice, arriva sul piazzale della Chiesa in attesa di partecipare alla processione.

Arrivo al Santuario di San Francesco da Paola.
Arrivo dei pellegrini al Santuario di San Francesco da Paola.

Giusto il tempo di una foto di gruppo inizia a diluviare. Ci si rifugia in chiesa qualche minuto ma verso mezzogiorno si riprende il cammino per raggiungere la stazione dei treni e rientrare a Vaccarizzo.

La chiesa è gremita di gente: migliaia di persone da tutta la Calabria unite in preghiera. Il senso di devozione è tangibile e potente e fa comprendere quando potenziale ci sia nello sviluppo di servizi dedicati al turismo religioso in queste zone.

Alle 14:30 i pellegrini sono di nuovo al caldo delle proprie abitazioni, carichi dell’orgoglio di essere riusciti anche quest’anno nell’impresa.

È stata un’esperienza straordinaria che ci ha fatto capire quanto la tradizione di un pellegrinaggio sfidante come questo, aiuti a ricordarsi che la comunità esiste, che la sua forza e la sua capacità di supporto ai singoli ci siano sempre, soprattutto nei momenti di maggiore difficoltà. La solidarietà e l’appartenenza nascono dal condividere la fatica del percorso e la gioia dei risultati. È bastato scegliere di provarci che l’accoglienza è stata immediata, anche per chi come noi era di fatto un completo estraneo fino a poco tempo prima.

Nel pomeriggio arrivano a Vaccarizzo anche Michela e Renzo e abbiamo iniziato ad allestire la sala della scuola per il nuovo workshop.

Questa volta la scuola mostra una faccia nuova: tutto è pulito e ordinato.

Il bagno funziona e funziona bene pure l’impianto di videoproiezione, i microfoni, l’amplificatore. Vasi di piante in fiore abbelliscono l’ingresso e il corridoio.

La sala della scuola pulita e attrezzata.
La sala della scuola pulita e attrezzata.

Le azioni dei singoli piano piano mostrano risultati evidenti. Il processo di cura è partito. Si può cominciare!

Prove generali dei facilitatori Renzo e Michela.
Prove generali dei facilitatori Renzo e Michela.

Il workshop

Il 5 maggio alle 10:00 si da inizio al secondo workshop con la comunità di Vaccarizzo, con la consegna del nuovo manuale di lavoro.

Questa giornata di lavoro è stata suddivisa in tre fasi:

  1. Co-sensing: riflessione in gruppo su ciò che è avvenuto nel workshop di marzo, analizzando i vari passaggi insieme. Focus sugli stakeholder chiave che hanno attivato i processi di cambiamento. Formazione dei gruppi di prototipazione.
  2. Co-inspiring: Diario personale per allineare le proprie intenzioni agli obiettivi del prototipo che si vorrà seguire. Ci si focalizzerà sul proprio Sé futuro.
  3. Co-creating: ci si divide in gruppi, uno per prototipo e si approfondisce ogni progetto con una nuova mappa 4D.
Tutti pronti per cominciare.
Tutti pronti per cominciare!
facilitatori pronti per partire
anche i facilitatori…

Co-sensing

Fatte le presentazioni dei nuovi partecipanti, Michela ha fatto un ripasso dei 4 prototipi progettati nel workshop di marzo e un ripasso dei punti chiave emersi durante la mappa 4D. Federica ha completato la presentazione illustrando gli schemi di sintesi della scultura 1 e della scultura 2 e le dinamiche più rilevanti emerse durante l’esercizio.

Lavoro in plenaria.
Lavoro in plenaria.

Sulla base di queste mappe è stato chiesto ai partecipanti di segnalare le due relazioni più forti e strategiche che ha visto crearsi nella scultura 2.

Le scelte sono state riportate in una tavola chiamata “Le alleanze future”.

Le alleanze del futuro.
Le alleanze del futuro.

Le alleanze riconosciute chiave da più partecipanti sono state:

  • MADRE TERRA – RESIDENTI
  • INFRASTRUTTURA DIGITALE – MIGLIOR FUTURO POSSIBILE
  • ANZIANI – ADOLESCENTI+BAMBINI

Anche altri soggetti sono stati ritenuti rilevanti nell’ecosistema futuro, che sono:

  • gli artigiani del legno;
  • i proprietari di immobili abbandonati;
  • gli stranieri.

Durante l’esercizio sono emerse alcune riflessioni interessanti:

  • madre terra non è il passato ma è la base su cui ripartire, su cui progettare il futuro, anche con l’aiuto della tecnologia;
  • i residenti sono un punto di forza dell’ecosistema: tutti devono avere un ruolo;
  • importante potenziare l’infrastruttura digitale per non far allontanare i giovani;
  • i giovani dovranno fare proprie anche le tradizioni per tenere vivo un legame tra passato e futuro. Il rapporto tra giovani e anziani è chiave.

Dopo questa prima lettura abbiamo introdotto i 4 prototipi, ponendo l’attenzione sul ruolo dei 5 stakeholder che attivarono il processo di cambiamento dalla scultura 1 alla scultura 2. Abbiamo avviato una votazione che indicasse la rilevanza del ruolo di ogni stakeholder per l’attuazione dei progetti. Ciò che ne è emerso è un legame di interdipendenza tra madre terra e i residenti in tutti e 4 i prototipi, e la consapevolezza del proprio ruolo e della responsabilità individuale sull’avviamento delle attività.

Gli stakeholder chiave per i prototipi
Gli stakeholder chiave per i prototipi.

Finite le votazioni si è proceduto a creare 3 gruppi di lavoro sui tre prototipi più complessi, ovvero “la valorizzazione della montagna”, la “socializzazione” e “Vaccarizzo da assaggiare”. A questo punto si è andati in pausa e ne abbiamo approfittato per fare un pranzo in piedi a buffet nel corridoio della scuola. Ogni famiglia si è organizzata per allestire lo spazio e preparare qualche piatto speciale fatto in casa.

Buffet preparato dalle famiglie del borgo.
Buffet preparato dalle famiglie del borgo.

Co-inspiring: journaling

Verso le 14:00 il lavoro riprende in plenaria. Si lavora individualmente e in modo riservato con il proprio manuale, per rispondere ad una serie di 17 domande molto personali.

L’esplorazione è sul Sé passato, presente e futuro. Su ciò che ci rende felice e cosa ci frustra, cosa dovremo lasciare andare e imparare, su quale impronta vogliamo lasciare e quale futuro sentiamo stia emergendo.

Arrivati alla 10° domanda si fa una pausa per affrontare un percorso ancora più intimo e riflessivo, dove si abbandona la testa e si inizia ad ascoltare il corpo.

Renzo guida una sessione di Mindfulness per portare i partecipanti dall’ascolto di sé verso un viaggio nel loro futuro.

Carichi delle immagini visualizzate durante la meditazione si procede a rispondere alle ultime 6 domande che guidano i partecipanti a fissare sul manuale le proprie risorse, i 4 compagni di viaggio, gli obiettivi che ci si vuole portare a casa e i primi passi da compiere.

17 domande
Il gruppo impegnato a rispondere alle 17 domande.

Benché all’inizio si temesse un rifiuto di questo tipo di lavoro, i partecipanti hanno reagito in modo molto positivo, impegnandosi a fondo a rispondere. Questa modalità è stata seguita senza difficoltà da persone di ogni età, da Ugo Mattia, bimbo di 9 anni e mezzo, fino ai partecipanti adulti più maturi.

Co-creazione: approfondimento sui 3 prototipi

Svolto l’allineamento tra il Sé futuro e i prototipi per lo sviluppo del borgo, i tre gruppi si sono separati per lavorare sui prototipi.

Ogni gruppo ha dovuto ridefinire 8-10 stakeholder chiave per il proprio prototipo, partendo da quelli usati nella mappa 4D generale, profilandone meglio ruoli e competenze.

Si è proceduto così a rifare una mappa 4D per ogni singolo prototipo, partendo dalla configurazione di una scultura 1 che rappresentasse lo stato attuale, e guidando i partecipanti verso il cambiamento necessario per comporre una scultura 2 che rappresentasse il futuro desiderato.

Scultura 1 della mappa 4D del prototipo "Vaccarizzo da assaggiare".
Scultura 1 della mappa 4D del prototipo “Vaccarizzo da assaggiare”.
Scultura 2 della mappa 4D del prototipo "Vaccarizzo da assaggiare"
Scultura 2 della mappa 4D del prototipo “Vaccarizzo da assaggiare”.

Completate le sculture ci si è messi intorno al tavolo per analizzare questi punti:

  • le frasi dette in scultura 1 e scultura 2
  • chi si è mosso per primo
  • quali differenze c’erano tra scultura 1 e scultura 2

e sintetizzare questi elementi del progetto:

  • idea chiave da sviluppare
  • i perché, i credo forti che motivano l’idea proposta
  • le esigenze soddisfatte dal prototipo
  • gli stakeholder coinvolti
Momenti di confronto nel tavolo di prototipazione del team "Vaccarizzo da assaggiare".
Momenti di confronto nel tavolo di prototipazione del team “Vaccarizzo da assaggiare”.

Ogni gruppo ha poi dovuto scrivere un cartellone con i punti chiave della presentazione da fare in plenaria, definire i prossimi passi indicando le azioni da fare, il responsabile dell’attività e la scadenza entro cui eseguire il compito.

Momento di lavoro nei tavoli di prototipazione. Team "Socializzazione".
Momento di lavoro nei tavoli di prototipazione. Team “Socializzazione”.

Completati i cartelloni si è tornati tutti in plenaria per la presentazione dei prototipi ri-configurati e la raccolta dei feedback dal gruppo.

La ripetizione del processo della mappa 4D sui singoli progetti ha permesso di raggiungere un livello di dettaglio superiore e di far emergere nuove priorità su cui lavorare, quali:

  • alzare gli standard per rendere il borgo attraente per loro e i nuovi potenziali residenti;
  • individuare dei project manager per gestire i progetti;
  • profilare i clienti target dei progetti per comprendere meglio bisogni e desideri da soddisfare;
  • raccogliere informazioni su normative e competenze professionali diffuse sul territorio;
  • censire le risorse disponibili sul territorio da riconvertire;
  • censire le attività d’impresa presenti sul territorio da mettere in rete e da cui imparare a produrre in modo professionale;
  • gestire i progetti con una visione imprenditoriale per creare un’economia capace di far sviluppare il territorio.

Durante questo laboratorio la presenza di Ugo, il bambino, e di altri giovani ragazzi, ha permesso agli adulti di lavorare alla pari con loro e di comprendere che se li si tratta da adulti, anche loro sono in grado di contribuire in modo sostanziale e innovativo ai progetti. La capacità di visione, lo spirito critico e la progettualità non hanno età.

Lavoro di gruppo intergenerazionale!
Lavoro di gruppo intergenerazionale!

Come in ogni seminario la giornata si è conclusa con la condivisione di ciò che ognuno si è portato a casa dalla giornata e con un ringraziamento.

Ora il futuro del borgo è tutto nelle loro mani e nella loro capacità di mantenere fede agli impegni presi con la comunità.

Forza Vaccarizzo!

Tutti in plenaria ad ascoltare le presentazioni dei tre prototipi.
Tutti in plenaria ad ascoltare le presentazioni dei tre prototipi.

PROTOTIPO: LA VALORIZZAZIONE DELLA MONTAGNA

 

Presentazione in plenaria del prototipo "Valorizzazione della montagna"
Presentazione in plenaria del prototipo “Valorizzazione della montagna”
Valorizzazione Montagna
Cartelloni del prototipo “La valorizzazione della montagna”
Valorizzazione montagna sintesi
Presentazione e sintesi del prototipo “Valorizzazione della montagna”

PROTOTIPO: SOCIALIZZAZIONE

 

Presentazione in plenaria del prototipo "Socializzazione"
Presentazione in plenaria del prototipo “Socializzazione”.
Cartelloni del prototipo "Socializzazione"
Cartelloni del prototipo “Socializzazione”
Presentazione e sintesi del prototipo "Socializzazione"
Presentazione e sintesi del prototipo “Socializzazione”

PROTOTIPO: VACCARIZZO DA ASSAGGIARE

 

Presentazione in plenaria del prototipo "Vaccarizzo da assaggiare"
Presentazione in plenaria del prototipo “Vaccarizzo da assaggiare”
Cartelloni del prototipo "Vaccarizzo da assaggiare"
Cartelloni del prototipo “Vaccarizzo da assaggiare”
Presentazione e sintesi del prototipo "Vaccarizzo da assaggiare"
Presentazione e sintesi del prototipo “Vaccarizzo da assaggiare”

I saluti finali

Applausi a chiusura delle presentazioni per il grande impegno e lavoro fatto insieme.
Applausi a chiusura delle presentazioni per il grande impegno e lavoro fatto insieme.
Foto di gruppo
Foto di gruppo.

Sei curioso di sapere come andrà a finire? 

Lo sviluppo dei prototipi ora è nelle loro mani. Anche senza la facilitazione diretta di BRIT la comunità è pronta per mettersi alla prova e guidare in autonomia il proprio processo di trasformazione.

Commetteranno errori? Probabilmente sì, ma fa parte del processo di apprendimento. Se non si arrenderanno davanti alle prime difficoltà, se avranno la forza di continuare a credere nella comunità e nell’impegno responsabile dei singoli, tutto potrà impattare in modi ora inimmaginabili.

Continuate a seguirci perché noi continueremo a seguirli per un po’, monitorando le attività operative… Quindi aspettatevi qualche altro capitolo del diario.

Nel frattempo, per sapere in tempo reale cosa fanno gli abitanti di Vaccarizzo  continuate a seguire la pagina Facebook I live in Vaccarizzo. Mai come ora rimanere in contatto servirà a far sentire la vicinanza di chi crede nel loro impegno.

Se sei interessato anche ad altre iniziative per la rinascita di borghi e dimore storiche a rischio abbandono, seguici sulla nostra Community BRIT – Save the building Make your business.

Infine, se vuoi saperne di più sul metodo di lavoro che abbiamo applicato, scrivici nel modulo qui sotto. Ti ri-contatteremo per conoscerci e rispondere a qualunque tua curiosità.

PREVENIRE E’ MEGLIO CHE CURARE

Quante volte ci siamo ripetuti questo detto pensando al nostro stato di salute e lo abbiamo applicato per evitare di peggiorare la situazione?
Ebbene questo non deve valere solo per noi ma anche per gli immobili ed a maggior ragione se si tratta di edifici storici di pregio.
Siamo spesso portati ad intervenire solo in situazioni di emergenza e purtroppo anche nelle cronache recenti sono frequenti  notizie di crolli e distruzioni dovuti ad errori umani legati alla mancanza di manutenzione ed all’incuria.
Se il nostro patrimonio fosse oggetto di controlli periodici e di altre attività preventive capaci di segnalare anche piccole trasformazioni e monitorare fenomeni di degrado in atto, si potrebbero evitare danni che possono anche diventare irreparabili.
Già nel 1848 nel suo “The seven lamps of architecture”  RUSKIN J. scriveva: “Prendetevi cura solerte dei vostri monumenti e non avrete alcun bisogno di restaurarli. Poche lastre di piombo collocate a tempo debito su un tetto, poche foglie secche e sterpi spazzati via in tempo da uno scroscio d’acqua, salveranno sia il soffitto che i muri dalla rovina. Vigilate su un vecchio edificio con attenzione premurosa; proteggetelo meglio che potete e ad ogni costo, da ogni accenno di deterioramento […] E tutto questo, fatelo amorevolmente, con reverenza e continuità e più di una generazione potrà ancora conoscere e morire all’ombra di quell’edificio.”

 

LA MANUTENZIONE PREVENTIVA

La manutenzione preventiva è la cura per prevenire il “danno” attraverso la programmazione di una serie di interventi finalizzati a conservare l’immobile in buono stato mantenendolo, nel breve periodo, idoneo all’uso cui è adibito.
Una manutenzione preventiva e programmata dei manufatti è strategica perché consente di salvaguardare, proteggere il patrimonio con interventi di piccolo impatto a costi contenuti e di tenere sotto controllo lo stato di salute degli immobili.
I  manufatti sono soggetti al passare del tempo ed a trasformazioni dovute sia all’invecchiamento naturale dei materiali che ad eventuali nuovi bisogni di chi li utilizza. Se si effettuano con scadenze pianificate ispezioni, monitoraggi e piccoli interventi, si possono registrare eventuali anomalie ed agire in tempo utile per contrastare l’evolversi di fenomeni di degrado.
Occorre quindi conoscere bene la salute dei propri immobili, valutare periodicamente lo stato di conservazione, individuare le criticità più evidenti e le problematiche che insorgono più frequentemente ed agire con interventi capaci di risolvere il problema a costi contenuti.  Pensate, ad esempio a come il costante controllo del buon funzionamento del sistema di smaltimento delle acque meteoriche sia fondamentale a prevenire effetti che possono essere disastrosi per l’intero edificio.
GLI ELEMENTI DA TENERE SOTTO CONTROLLO
In generale,  le parti di un manufatto storico  che devono essere oggetto di interventi manutentivi sono:
  • le coperture e gli elementi di protezione sommitale sempre esposte agli agenti atmosferici e spesso anche a vegetazione infestante;  
  • le superfici verticali e gli strati di finitura sottoposte a rigonfiamenti, efflorescenze, etc.;
  • le zone basamentali esposte a risalita capillare e ristagni di acqua;  
  • gli infissi che nel tempo perdono la loro tenuta all’acqua o all’aria.
    Non sottovalutiamo inoltre l’effetto “volano” del degrado degli elementi di protezione esterni del fabbricato  che induce nel tempo anche al deterioramento degli elementi interni altrimenti protetti.
    Non dimentichiamoci  poi quanto sia importante una costante manutenzione degli impianti tecnologici dei manufatti ai fini della sicurezza di persone e cose.
    Vi sono inoltre ville e dimore immerse in  giardini storici con laghetti, stagni, specchi d’acqua, fontane che richiedono una manutenzione continuativa. Il prato dei giardini storici fa da sfondo naturale ad alberi, siepi, architetture e sculture, va quindi mantenuto con cura e dedizione. Gli arbusti, alberi e siepi devono essere mantenuti nel loro stato ideale con sostituzioni puntuali e con rinnovamenti ciclici attraverso tagli completi e reimpianto degli elementi invecchiati o danneggiati e quindi pericolosi.
    Se poi il bene è  anche aperto al pubblico occorre prevedere una costante manutenzione delle strutture di fruizione come passerelle, parapetti, panchine, cartelli indicatori, etc.
    Gli interventi di manutenzione costituiscono un costo che può arrivare a incidere per il 70-80% sulle spese di esercizio complessive del manufatto architettonico. E non è poco.
    I VANTAGGI E BENEFICI ECONOMICI DELLA MANUTENZIONE PREVENTIVA
    Se un edificio di interesse storico, dopo un periodo di totale assenza di cure, registrasse un deterioramento o un guasto, l’intervento conseguente sarebbe con molta probabilità un intervento di restauro decisamente più invasivo e costoso.
    Per evidenziare i possibili vantaggi legati  alle pratiche manutentive confronteremo i costi parametrici tra le diverse azioni conservative  facendo riferimento a studi recenti del Politecnico di Milano “Sui processi di manutenzione del costruito tutelato.” In essi, i costi parametrici di manutenzione rispetto alla volumetria dell’edificio sono stati desunti dalla analisi  di Piani di Manutenzione di edifici storici e consuntivi scientifici di interventi su beni di interesse architettonico.

    Possiamo stimare che:

  • i costi parametrici di manutenzione per edifici in buono stato di manutenzione si aggirano intorno ai 3,00 €/mc
  • i costi parametrici di manutenzione per edifici in cattivo stato di manutenzione sono intorno ai 15,00 €/mc.
    Altre analisi effettuate  su edifici di interesse architettonico di proprietà di una compagnia assicurativa che ha investito in strategie volte a garantire il decoro degli edifici e la sicurezza degli utenti-fruitori, hanno evidenziato costi di manutenzione pari a circa 8,00 €/mc.
    Le diverse esperienze prese come riferimento, hanno dimostrato che, in base alla volumetria dell’edificio e in base al numero degli elementi coinvolti simultaneamente dall’intervento, il costo può variare notevolmente perché intervengono coefficienti riduttivi, sensibili alle economie di scala e alle condizioni di accessibilità dei beni, così come la diversa composizione della manodopera coinvolta, tecnici specializzati e operai, può determinare importanti oscillazioni del prezzo finale: essa, infatti, può incidere fino al 80% sul costo dell’intervento.
    I costi di manutenzione preventiva risultano esigui se confrontati con i costi per interventi di restauro eseguiti su edifici senza manutenzione da anni e/o abbandonati.  Tali costi si aggirano intorno ai 1500,00-2500,00 €/mq. Volendo considerare suddetti costi rispetto al volume del bene, in caso di edilizia storica residenziale, è possibile stimare che il costo medio parametrico di un restauro possa arrivare a  800,00 €/mc.
    Non vi è quindi dubbio che la manutenzione sia  la maniera più conveniente in termini di minori costi per garantire la conservazione di qualsiasi manufatto architettonico.
    IL DIARIO DELL’IMMOBILE
    Tenere sotto controllo tutti gli aspetti che vi abbiamo raccontato è facile da non farsi perché si tratta di una attività di monitoraggio lunga, impegnativa e noiosa. Per facilitare e rendere più leggere queste operazioni, BRIT ha creato  il “Diario dell’Immobile©”, uno strumento dove annotare numeri e fatti chiave della sua vita:
  • il rapporto con i proprietari dalla sua nascita;
  • le sue caratteristiche e tratti distintivi;
  • le sue trasformazioni;
  • il suo stato di salute;
  • i suoi costi di manutenzione e di gestione;
  • i suoi usi;
  • modelli di business e redditività nella storia.
    Attraverso il Diario dell’Immobile potrai tenere sotto controllo il tuo patrimonio in modo semplice, leggero e creativo, prevenendo imprevisti che possono costarti molto cari. 

    Se sei proprietario di un edificio storico  e  vuoi iniziare a gestire il tuo patrimonio senza stress, CONTATTACI compilando questo modulo.

Buone pratiche per la gestione dei beni culturali privati.

Come applicare le buone pratiche sperimentate da Mauro Felicori per la rinascita della Reggia di Caserta nella valorizzazione delle dimore storiche private.

Mauro Felicori all’Opificio Golinelli

Mauro Felicori il super direttore che dal 2015 sta rivoluzionando la gestione della Reggia di Caserta è convinto che oggi chi gestisce i beni culturali siano persone che “raccolgono albicocche selvatiche dagli alberi e non arano i campi creando ricchezza”.

Per uscire di metafora, è convinto che in Italia ci troviamo in mano un patrimonio dal potenziale enorme ma gestito in modo pessimo, e i numeri lo confermano: oggi i beni culturali in Italia creano solo il 3,5% della ricchezza del paese.

Allo stato attuale il bene culturale non produce nulla. Non è vissuto come un capitale da far fruttare.

Non è un asset ma un costo raccontato bene, basato sulla spesa pubblica.

L’esperienza di Felicori è legata al patrimonio pubblico, ma possiamo estendere questa sua affermazione anche a gran parte del patrimonio privato.

Noi siamo andati il 20 luglio scorso ad ascoltare il suo intervento presso l’Opificio Golinelli di Bologna, dal titolo “Best practices nella gestione del patrimonio culturale italiano”, di cui vi riportiamo i punti salienti che possono essere di utilità anche per i proprietari privati di dimore storiche.

Buone pratiche #1 : ANALISI DEL MERCATO E DEI RISULTATI

“Partiamo dall’esempio della Reggia di Caserta.

La Reggia fa circa 430.000 visitatori/anno.

Una reggia di caratteristiche comparabili è quella di Versailles. Versailles fa 5.300.000 visitatori/anno.

Ci troviamo in un rapporto di quasi 1:10. Che cosa ha reso Versailles un caso di successo così eclatante?

  • Prima di tutto Versailles è gestita come una “impresa”.”
La Reggia di Caserta vista dal Bosco di San Silvestro (credit M. Felicori)

La gestione imprenditoriale non è valida solo per le grandi dimore ma per ogni tipo di bene immobile. Ciò che fa la differenza, infatti, sono la MENTALITÀ che ha un imprenditore, rispetto ad un proprietario privato qualunque, le AZIONI che ne conseguono e gli STRUMENTI che utilizza per ottenere, monitorare e migliorare i propri RISULTATI.

A proposito di numeri possiamo fare un esempio: il turismo a Napoli cresce del 4-5 % l’anno e in Campania sono orgogliosi di questo risultato. Ma siamo sicuri che sia davvero un buon risultato?

Due dati chiave mostrano criticità da tenere sotto controllo per il futuro:

  • dopo la prima volta che i turisti vanno a Napoli non ci tornano più;
  • Il turismo a livello mondiale sta crescendo del 10% l’anno.

Questi dati cosa ci insegnano?

  • Per capire meglio il reale andamento della propria gestione, i risultati ottenuti non vanno confrontati solo con il territorio circostante il bene, ma va ampliata l’ANALISI A LIVELLO GLOBALE.
  • Per definire una strategia efficace è necessario sia cambiare gli INDICATORI di analisi sia la SCALA di rilevazione.

Buone pratiche #2: IDENTITÀ 

La Reggia di Caserta ha un’identità molto forte e come tutti i grandi musei statali attraggono tanto pubblico e risorse per prosperare. Minore fortuna hanno invece i musei più piccoli che piangono continuamente chiedendo supporto finanziario. Stesso destino è dei Poli museali regionali.

Le piccole realtà, anche messe in rete, non hanno l’energia attrattiva dei grandi, proprio a causa della mancanza di un’identità forte.

Sarebbe di grande aiuto perciò ragionare su un MARKETING CHE VALORIZZI due elementi:

  • la MATERIA che accomuna i musei;
  • la ZONA cui appartengono.

RACCONTATI E ORGANIZZATI COME FOSSE UN UNICO ORGANISMO, un museo diffuso.

Un settore che ha capito da tanto tempo la forza di questa strategia è il turismo eno-gastronomico. Chi gestisce beni culturali dovrebbe trarre ispirazione dal loro marketing e dal loro modo di cooperare.

Buone pratiche #3: LOGISTICA E AMBIENTE SOCIO-CULTURALE

Statistiche e censimenti confermano nuovamente Caserta come l’ultima città d’Italia per qualità della vita.

Anche alcune guide turistiche informano i coraggiosi avventurieri che vorranno visitarla di stare attenti a questo o a quel pericolo. Sono giudizi che fanno male all’autostima, alla reputazione e al portafoglio e di sicuro non aiutano un territorio a riemergere.

Felicori è fortemente convinto che i beni culturali possano trainare l’economia del territorio:

la cultura può essere un’industria che produce crescita e la creatività il fattore dominante per lo sviluppo economico.

L’ostacolo principale che ha rilevato è l’ambiente:

  • la rassegnazione e la sua solitudine istituzionale;
  • un ambiente istituzionale inerte alle battaglie fondamentali legate all’inaccessibilità e alla facilità di collegamento; la linea Roma-Caserta ha solo due collegamenti veloci al giorno!
  • segnaletica autostradale inesistente;
  • ambiente non orientato all’impresa.

Siamo sicuri che questo sia un problema solo di Caserta?

Rendere attraente una località è uno degli obiettivi principali che ogni gestore di bene culturale, pubblico o privato che sia, dovrebbe avere come stella polare.

Senso di SICUREZZA, PULIZIA e FACILITÀ DI RAGGIUNGIMENTO di un luogo sono alcuni dei punti chiave su cui lavorare per agevolare le persone ad arrivare verso la tua dimora.

Rendersi “attraenti” parte da noi stessi, da come ci percepiamo.

Se anche la tua dimora non si presenta al meglio ora non bisogna vergognarsene. Basta iniziare a mostrare il proprio impegno a voler cambiare le cose che un’energia nuova si muove e ti mostra strade da percorrere che prima non immaginavi.

Buone pratiche #4: COMUNICAZIONE SOCIAL

Felicori, nonostante non sia un “nativo digitale”, ha capito prima di tanti suoi colleghi quanto sia improduttivo rifiutare di esporsi sui nuovi canali social. Esserci, raccontare ciò che si fa, come lo si fa, quali responsabilità ci si prende, rispondere a critiche e obiezioni, lo considera un dovere di ruolo e trasparenza. Dice con la leggerezza e l’ironia sorniona che lo contraddistinguono che “Se da direttore non usi i social sei un somaro”.

Gestisce la sua comunicazione personale su Facebook e sul suo sito personale ed ha accettato di non avere più una vita “privata”.

Seguire il suo profilo Facebook è come seguire un corso accelerato di comunicazione efficace, di creazione di rapporto con la comunità, di management, di arte, di restauro, di organizzazione di eventi.

Straordinaria è la sua capacità di gestione delle critiche. Il suo segreto?

Utilizza la posta negativa come strumento di crescita.

Considera chi protesta per qualcosa come un ispettore che segnala i disservizi ai suoi funzionari.

Per lui le CRITICHE sono CONSULENZE GRATUITE.

In sintesi “Chi critica ti fa un regalo”.

Chi già gestisce una dimora e la tiene aperta al pubblico dovrebbe fare proprie queste credenze costruttive su chi segnala disservizi. Questo è l’approccio migliore per trasformare magicamente una recensione negativa in una opportunità di crescita, di evoluzione e di costruzione di una sana reputazione. Spesso i clienti più fedeli diventano coloro che sono stati curati al meglio dopo un “incidente”.

Buone pratiche #5: EFFICIENZA DECISIONALE ED OPERATIVA

Quando Felicori è arrivato tre anni fa nella gestione del museo non c’era un ragioniere, uno che si occupasse di turismo, di comunicazione e marketing.

Durante il mandato ha vissuto situazioni assurde: ci ha messo due anni per dare divise ai dipendenti e 1 anno per ottenere il telepass per la sua auto.

Queste esperienze gli hanno fatto maturare la convinzione che “Serve una rivoluzione culturale nella gestione dei beni culturali”: vanno gestiti come imprese.

Oggi la sfida è sull’EFFICIENZA.

La formula per lui è semplice:

  • separare i musei dalle soprintendenze per avere BILANCI AUTONOMI e VIVERE DELLE PROPRIE ENTRATE;
  • assumere o licenziare il personale come avviene nel settore privato: le aziende funzionano se c’è una SQUADRA BRAVA. Chiave sono i contratti. “Sogno un’orchestra che suona senza direttore … ma col metronomo.”
  • PERSONALIZZARE il museo, la sua offerta e la sua gestione;
  • COMUNICARE, usando anche i social;
  • investire fuori dal territorio circostante per FARSI CONOSCERE DAL TURISMO INTERNAZIONALE;
  • Introdurre NUOVI INDICATORI PER VALUTARE LA GESTIONE dei beni culturali: non solo il fatturato misurato in Euro ma anche il “Fatturato Culturale” ovvero misurare “Quanta gente viene per quanto impara”;
  • COLLABORARE CON I PRIVATI nella gestione del museo (come avvenuto per “I martedì a noleggio” dove la gestione di spettacoli storici teatrali è fatta da privati nel giorno di chiusura settimanale ufficiale del museo) e non solo per funzioni accessorie come caffetterie e bookshop;
  • FARE RETE con tutti i soggetti dell’ecosistema cui si appartiene.

Tutte azioni strategiche, applicabili e funzionali allo sviluppo di business nelle dimore storiche.

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Se possiedi una dimora storica e non sai come valorizzarla al meglio, chiedici un AUDIT https://www.mundobrit.com/brit-audit/ .

Analizzeremo insieme la tua situazione per trovare le strategie più adatte al tuo caso.