Nasce la collana “Bed&Business” per l’extralberghiero

Oggi nasce la Collana “Bed&Business” per l’extralberghiero!!!

È con grande emozione e orgoglio che finalmente sveliamo uno dei progetti cui abbiamo dedicato tanto tempo, passione ed energie durante l’ultimo anno.

“Bed&Business” è una collana composta da 40 manuali pratici per vivere di turismo, scritti dagli specialisti dell’extralberghiero.
Un progetto visionario nato dalla mente di Danilo Beltrante, fondatore della Vivere di Turismo Business School, per supportare e professionalizzare il settore della ricettività extralberghiera.

Un progetto ambizioso che nemmeno il Covid è riuscito a fermare, anzi: ha reso questo progetto ancora più forte e indispensabile per la rinascita del settore.

La nostra Federica Benatti ha accolto la grande sfida di Danilo ed è l’autrice di una delle opere monografiche che compongono il grande mosaico della collana “Bed&Business” per l’extralberghiero: “Borghi e Dimore storiche nel mercato extralberghiero”. Un manuale che raccoglie tutta l’esperienza di BRIT nella valorizzazione degli immobili situati nelle aree marginali del nostro paese.

Per leggere il suo libro dovrete aspettare febbraio 2021, ma nel frattempo vi aspettano altri contenuti strategici per avviare un’attività extralberghiera capace di resistere alle grandi sfide della contemporaneità.

Di seguito vi trasmettiamo il comunicato stampa che vi racconta nel dettaglio la collana e i protagonisti dei primi due libri in uscita:
“Self Check-in” di Patrizio Donnini Gallo, e “I segreti del customer care” di Gwendoline Brieux.

Accesso sicuro e caloroso a prova di TULPS e DPCM e cura delle relazioni con i clienti sono due competenze indispensabili che non avranno più segreti grazie al contributo di due professionisti e imprenditori esperti come Patrizio e Gwen.

Li trovate già su Amazon, e dal 5 novembre nelle migliori librerie!

BUONA LETTURA!!!

COMUNICATO STAMPA

 Nasce la collana “BED&BUSINESS”

Il primo progetto editoriale in Italia

interamente dedicato al  settore extralberghiero

 

curato da Danilo Beltrante 

 edito dalla casa editrice di Palermo

 Dario Flaccovio

Dal 5 novembre in libreria e on line

  

21 ottobre 2020. Come reazione al crollo delle prenotazioni innescato dalla pandemia, sono molti gli esperti del comparto turismo ad aver individuato nel ricorso al digitale e all’innovazione nel suo complesso, così come nella capacità di prendersi cura del viaggiatore, sempre e comunque, uno degli antidoti necessari per la ripartenza.

Agli occhi di chi già opera nel settore extralberghiero nelle sue varie accezioni (case vacanza e agriturismi), è oggi più chiara che mai la necessità di accrescere le proprie competenze e professionalizzarsi per sopravvivere al momento di crisi che la pandemia ha imposto ed essere pronti ad intercettare la ripresa, parzialmente già in atto.

Il progetto editoriale

Per rispondere a queste esigenze è nato un progetto editoriale inedito e ambizioso, articolato in ben 40 volumi pubblicati dalla casa editrice siciliana Dario Flaccovio: due uscite mensili previste a partire dal prossimo 5 novembre, con l’obiettivo di trasferire, attraverso un linguaggio semplice e fruibile anche per una platea di non addetti ai lavori, strategie concrete e di immediata applicazione.

Il progetto si rivolge a tutte le persone che a vario titolo sono operative nel settore della cosiddetta ricettività alternativa e che vogliano accrescere le proprie competenze.

Vede la luce con la collana “Bed&Business” per l’extralberghiero, parole chiave scelte non a caso per indicare la necessità di coniugare sempre e comunque l’accoglienza alla professionalità. La collana è diretta da Danilo Beltrante (www.danilobeltrante.it), già autore per Dario Flaccovio del manuale “Vivere di turismo – Guadagna affittando immobili anche se non ne possiedi e non hai capitali, uscito nel 2018.

Beltrante è riconosciuto a livello nazionale come il formatore più accreditato nell’ambito del comparto extralberghiero. È ideatore dell’evento annuale del comparto “Vivere di Turismo 2020 – La Rinascita” che quest’anno si terrà dal 6 all’8 novembre con modalità live streaming HD, ed è il direttore della “Vivere di Turismo Business School”, un percorso di alta formazione per gli operatori del settore.

Danilo Beltrante
Danilo Beltrante

LA COLLANA “BED&BUSINESS” PER L’EXTRALBERGHIERO

Si tratta di un progetto editoriale nato per soddisfare le necessità formative degli operatori ed annovera tra gli autori esperti, docenti, formatori, coach, professionisti specializzati nelle singole materie trattate ed anche manager delle più grandi aziende italiane del settore.

I primi due volumi in uscita sono:

 “Self check-in” di Patrizio Donnini Gallo e

I segreti del customercare di Gwendoline Brieux, entrambi con focus sull’ospitalità.

Patrizio Donnini Gallo e Gwendoline Brieux
Patrizio Donnini Gallo e Gwendoline Brieux

 

Il primo è “Self check-in” di Patrizio Donnini Gallo, imprenditore e fondatore di Keesy, la startup italiana che ha ideato e realizzato il primo sistema di self check-in completo e totalmente automatizzato. un manuale pratico per gestire e ottimizzare la libera gestione dell’accoglienza degli ospiti con tanti esempi e consigli da mettere in pratica.

Il volume racconta come il self check-in, che unisce digitale e tecnologie di automazione, possa davvero rivoluzionare il mondo dell’ospitalità: il gestore ottimizza tempi e costi, mentre l’ospite può scegliere il momento migliore per accedere alla struttura, senza vincoli di orario, in tutta libertà e autonomia.

Copertina libro "Self Check-In" di Patrizio Donnini Gallo
Copertina libro “Self Check-In” di Patrizio Donnini Gallo

 

Il secondo testo è “I segreti del customer care” di Gwendoline Brieux, docente della “Vivere di Turismo Business School” e specializzata nell’ottimizzazione dei processi aziendali legati alla gestione del viaggiatore. Mostra come il customer care sia fondamentale per ogni struttura extralberghiera per riuscire a creare una relazione duratura e positiva con qualsiasi ospite.

Il testo offre numerosi suggerimenti pratici: dalle email preimpostate con schedulazione automatica al metodo per convertire i preventivi in prenotazioni dirette, passando per la gestione delle recensioni.

Copertina libro "I segreti del customer care" di Gwendoline Brieux
Copertina libro “I segreti del customer care” di Gwendoline Brieux

Gli specialisti dell’extralberghiero

«Abbiamo ribattezzato gli autori di questa collana gli “specialisti dell’extralberghiero” – spiega Danilo Beltrante – perché sono tutti professionisti che vivono di quello che scrivono all’interno del loro manuale e raccontano come superare con successo le difficoltà che loro stessi hanno affrontato.

Condividono con i lettori quali strumenti sia necessario padroneggiare, nelle diverse aree di competenza, per far crescere il proprio business a prescindere dalla tipologia della struttura ricettive che si gestisce.

La formazione è e resta la leva fondamentale per essere in grado di affrontare la complessità del presente e volgere a proprio favore gli eventi, anche quelli non previsti, che siamo costretti tutti ad affrontare».

Alcuni dei titoli dei manuali della collana “Bed&Business” per l’extralberghiero in uscita per i prossimi mesi, con i relativi autori:

Paola Gheis, “Posizionare con successo case di lusso nel mercato extra alberghiero

Golia Pezzulla, “Il carisma dell’host nel mercato extralberghiero

Giuseppe Murina, “Come fare Revenue Management nel mercato extralberghiero

Federico Mantuano, “Visual Brand identity nel mercato extralberghiero

Antonella Brugnola e Silvia Ghezzi, “Mettere a reddito la propria casa nel mercato extra alberghiero

Federica Benatti, “Borghi e dimore storiche nel mercato extralberghiero

Carmela Lerede, “Come aprire le tue porte agli Smart Worker

Alessio Venturi, “Prenotazioni dirette nel mercato extralberghiero

Cristina Baldi, “Ingrediente segreto: l’Italianità

Luca Sini, “Servizi ancillari: l’arma segreta dell’host

Gianluca Murgia, “Il manuale degli adempimenti

Davide Scarantino e Marco Celani “L’avventura Italianway

Patrizia Menchiari, “Customer experience per fare innamorare i tuoi ospiti

Alfredo Barbarisi, “La fiscalità nel settore extra alberghiero

Fosca de Luca, “Home staging per il turismo

Il direttore di collana

Danilo Beltrante è imprenditore, formatore e direttore della “Vivere di Turismo Business School”, la prima in Italia con focus esclusivo sul settore extralberghiero. Aiuta proprietari, property manager e gestori a massimizzare il profitto, con attenzione al giusto equilibrio tra lavoro e vita personale. Innamorato dell’Italia, crede che l’extralberghiero sia una delle leve fondamentali per rilanciare l’economia del nostro Paese. Già autore per la Dario Flaccovio del libro “Vivere di Turismo”, è curatore della neo collana “Bed&Business”.

Gli autori

Gwendoline Brieux. Nata in Francia, appassionata di scrittura e lingue straniere. La sua curiosità e l’amore per le culture straniere l’hanno portata, precocemente, a vivere in Inghilterra e in Italia. Dopo una laureata in storia e letteratura italiana, corsi professionali per agenti immobiliari e un master in counseling, si è avvicinata al turismo. Ha coltivato la sua passione specializzandosi nella gestione del customer care di aziende extralberghiere. Gwendoline Brieux si è specializzata nell’ottimizzazione dei processi aziendali legati alla gestione del viaggiatore, per consentire ai gestori di massimizzare i guadagni e liberare tempo prezioso. È docente della “Vivere di Turismo Business School”.

Patrizio Donnini Gallo, fiorentino classe 1975, è imprenditore e consulente di comunicazione. Da alcuni anni si occupa con successo di attività extralberghiere: prima come gestore di appartamenti per turisti e poi come fondatore di Keesy, la startup italiana che ha ideato e realizzato il primo sistema di self check-in completo e totalmente automatizzato.   

Vaccarizzo non è più invisibile grazie ai social e al Sole24Ore

Dopo la prima esplorazione del primo marzo abbiamo compreso quanto Vaccarizzo fosse invisibile e sconosciuto fuori dalla stretta cerchia delle famiglie locali.

Abbiamo così iniziato a lavorare su identità e relazioni: condividere ciò che si fa nel borgo sui social e la stampa è un’azione che permette  di fare entrambe le cose contemporaneamente.
Ecco cosa è accaduto…

CAPITOLO 4

La pagina Facebook e il rapporto con la stampa e i media

 

Subito dopo le Interviste agli abitanti è nata l’esigenza di coinvolgere la comunità nel progetto e dare un nome al percorso che avremmo intrapreso insieme.

Primo passo: allargare l’extended team includendo altre 4 persone del territorio.

Le new entry sono:

  • Concetta Porchia, presidente dell’associazione culturale Vaccarizzo;
  • Davide Lauria, giovane avvocato molto attivo sul territorio;
  • l’architetta olistica Giada Mete (http://www.animarchitettura.com/) di Soverato;
  • Alberto Mattei di NomadiDigitali (http://www.nomadidigitali.it/) che collabora attivamente con il Co-living di Roberta Caruso.
extended team
Concetta Porchia, Davide Lauria, Giada Mete, Alberto Mattei.

Secondo passo: Aprire una pagina Facebook amministrata da persone del borgo su cui condividere tutte le fasi del percorso.

Creato il primo video, con un bel lavoro di brainstorming del team è stato coniato il nome del progetto, “I live in Vaccarizzo”, e il 21 marzo è stata aperta la pagina Facebook:

Home page Community I live in Vaccarizzo
Home page della community Facebook I live in Vaccarizzo

La comunità ha iniziato a lavorare subito sulla pagina condividendo il video con tutti i loro amici e parenti lontani, portando in meno di una settimana quasi 1200 persone a seguire la pagina! Il primo video pubblicato ha raggiunto più di 26.000 persone ed è stato condiviso 210 volte.

Quando l’energia scorre si sente e la stampa ha iniziato ad accorgersi che stava succedendo qualcosa di interessante da seguire.

Giovedì 28 marzo “I live in Vaccarizzo”, grazie alla giornalista Donata Marrazzo, finisce in prima pagina sul Sole24Ore nazionale, il più importante quotidiano di economia e finanza italiano.

https://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2019-03-28/i-live-in-vaccarizzo-ricetta-mit-boston-ripopolare-borgo-070457.shtml?uuid=ABo8rQiB

Articolo Sole24ore
Articolo del Sole24Ore del 28 marzo 2019.

La condivisione di questo articolo ha portato alla pagina Facebook un aumento esponenziale dei follower. Il post ha raggiunto quasi 8500 persone e circa 930 interazioni.

Da quel giorno qualcosa è cambiato. Tv locali e regionali, giornali, radio, web tv hanno iniziato a condividere la notizia che a Vaccarizzo si stava avviando un Laboratorio di Trasformazione Sociale… sotto la guida del MIT!

Oh mamma… ora si aspettano l’arrivo degli americani!?!?

Intervista di Rai3 Calabria
Roberta Caruso intervistata da Rai3 Calabria.

Abbiamo trascorso più tempo con i giornalisti a chiarire che connessione ci fosse tra Vaccarizzo, BRIT, la Teoria U, il Presencing Institute, Otto Scharmer e il MIT che a parlare del progetto. Inizialmente questo grande misunderstanding ci ha preoccupato ma abbiamo capito molte cose:

  • i giornalisti mettono in prima pagina solo ciò che per loro fa notizia. Senza il MIT di mezzo la notizia non c’era;
  • le informazioni di approfondimento vanno a pag.10;
  • meglio un titolo impreciso che fa notizia che rimanere nell’indifferenza totale.
  • con il digitale gli errori si propagano ad una velocità supersonica ed è impossibile contenerli… tanto vale cavalcare l’onda e spiegare come stanno le cose ogni volta che se ne ha la possibilità;

e soprattutto che

  • il tema del ripopolamento dei borghi storici è sentito da tantissime persone ed ha una grande rilevanza politica a livello nazionale. Abbiamo scoperto che sono in atto tanti esperimenti in varie parti d’Italia che stanno avanzando con più o meno successo e che la nostra modalità incuriosisce molto… Ci terranno d’occhio!

La comunità ha capito di non essere più invisibile.

La visibilità, essere i primi a fare qualcosa porta con sé delle grandi responsabilità: essere di esempio agli altri!

Da questo momento sono iniziate a cambiare le aspettative, si è accesa una fiamma negli abitanti che sta scaldando cuori e motori… Ne vedremo delle belle!

La grande sfida del ripopolamento dei borghi storici italiani

La ricetta di BRIT che passa dal MIT e approda in un piccolo borgo della Calabria.

Come sapete BRIT è una start up innovativa che si occupa di valorizzazione di borghi e dimore storiche a rischio di abbandono.

La nostra missione più sfidante è trovare una “ricetta” per il ripopolamento dei borghi storici italiani.

Il perché di questa missione.

L’Italia dalla fine del XIX secolo ha vissuto 3 importanti flussi migratori che hanno portato ad un progressivo calo demografico delle aree collinari e montane del paese.

Le due guerre mondiali, l’industrializzazione e la crisi economica del 2008 in particolare hanno amplificato e accelerato questo processo che ha portato le famiglie ad espatriare (secondo una stima del Ministero degli Esteri gli oriundi italiani sono tra i 60 e gli 80 milioni di persone di cui il 66,3 % vive in America Latina, il 27,5 % in America del Nord e il 3,4 % in Europa) o a trasferirsi nelle aree metropolitane.

Distribuzione degli Oriundi italiani nel mondo. (fonte: http://www.emigrati.it/Emigrazione/DatiStatItalMondo.asp)

In Italia oggi ci troviamo con più di 2 milioni di immobili abbandonati: su una comunità composta da circa 60 milioni di abitanti è un numero sconcertante, che mette in evidenza un problema sociale enorme.

Dalla nostra esperienza di architetti sappiamo che lo stato di manutenzione del patrimonio immobiliare è lo specchio della qualità di vita e delle relazioni delle persone che lo posseggono e lo vivono.

Assenza di presidio umano e manutenzioni non eseguite con regolarità sono l’inizio di un processo di degrado fisico e sociale che non possiamo più permetterci.

Forti di questo credo, e motivati a dare il nostro contributo per trovare soluzioni che invertano il processo, abbiamo voluto partecipare ad Ulab-S, il primo Laboratorio di Trasformazione Sociale creato da Otto Scharmer , senior lecturer della MIT Management Sloan School, e dal suo team del Presencing Institute.

La ricetta di BRIT per il ripopolamento dei borghi
Mappa dei progetti di Trasformazione Sociale selezionati per Ulab-S 2019.
La ricetta di BRIT per il ripopolamento dei borghi
Core team di BRIT nel video di presentazione del contest lanciato dal Presencing Institute per partecipare ad Ulab-S.

Il nostro obiettivo: prototipare in un borgo in via di spopolamento un percorso di rinascita.

Come? Lo faremo applicando uno degli approcci al change making più innovativi e rivoluzionari: la Teoria U ed i suoi tools.

E’ un’avventura avvincente e molto sfidante che merita di essere raccontata passo passo.

Questa è la nostra storia.

* * *

Capitolo 1

Ingrediente #1: il giusto TEAM.

Il primo task assegnato dalle guide di Ulab-S è stato quello di scegliere un team di almeno dieci persone che avrebbe potuto investire cinque mesi di lavoro sul progetto, da gennaio a maggio 2019. La scelta del team è una fase molto delicata del processo perché condiziona in modo sostanziale la qualità dei risultati ottenuti.

Per rendere il lavoro efficace ed operativo fin da subito abbiamo deciso di comporre il team con persone con competenze diversificate e interessate all’argomento:

La ricetta di BRIT per il ripopolamento dei borghi
Membri dell’extended team: Laura Camellini, Giovanna Carpinello, Roberta Caruso, Sergio Farruggia, Angela Santi, Stefano Termanini

Ingrediente #2 : la COMUNITÀ con cui sviluppare il prototipo di ripopolamento.

Per scegliere una comunità in cui sperimentare il percorso,  abbiamo scelto di fare un concorso interno al team. Sapendo che S-lab sarebbe durato da Gennaio a Maggio 2019, la comunità con cui lavorare doveva avere alcune caratteristiche per riuscire in tempi brevi a dare dei risultati tangibili di cambiamento.

Gli indicatori di selezione che abbiamo usato comportavano la presenza di: 

  • un fenomeno di spopolamento in atto;
  • una comunità attiva sul luogo disposta a lavorare sul prototipo;
  • una figura leader disposta a partecipare al laboratorio attivamente;
  • attività commerciali, servizi o imprese sul territorio;
  • una forte valenza storica del luogo;
  • risorse attrattive del territorio;
  • varietà demografica;
  • una Pubblica Amministrazione supportiva;
  • precedenti tentativi per contrastare lo spopolamento.

Alla selezione hanno partecipato 8 borghi provenienti da varie Regioni d’Italia:

Pergine (TN), Carrega Ligure (AL), Calice Ligure (SV), Zeri (MS), Gatta di Castelnuovo nei monti (RE), Serramazzoni (MO), Castello di Monfestino (MO), Vaccarizzo di Montalto (CS).

La scelta è stata molto sofferta perché i casi proposti erano tutti molto interessanti e con vari gradi di urgenza di intervento. Dopo un lungo e appassionato dibattito, la scelta è andata su Vaccarizzo di Montalto, un borgo di 500 abitanti nel Comune di Montalto Uffugo in Provincia di Cosenza.

La ricetta di BRIT per il ripopolamento dei borghi
Vaccarizzo di Montalto, frazione di Montalto Uffugo (CS).

Che cosa ci ha fatto scegliere la comunità di Vaccarizzo?

Vaccarizzo ha vinto per due motivi: da una parte rispondeva ai criteri oggettivi di selezione che avevamo impostato e in secondo luogo la coesione e la presenza della comunità sono state percepite molto forti.

I fattori chiave sono stati la passione e l’energia della persona che ce lo ha presentato: Roberta Caruso. Lei ha saputo trasmettere in modo molto efficace una visione di sviluppo, ottime relazioni con i membri della comunità, amore, impegno e una forte volontà di far rinascere il borgo dove è nato suo padre. Ha dimostrato che avrebbe potuto coinvolgere facilmente la comunità ad investire tempo, energie, risorse e relazioni nel progetto.

La lezione che abbiamo imparato da questa selezione è che sono sempre le PERSONE a fare la differenza.

La ricetta di BRIT per il ripopolamento dei borghi
Roberta Caruso con alcuni abitanti attivi di Vaccarizzo.

Siete curiosi di sapere cosa abbiamo sperimentato con loro? Seguite i prossimi articoli!

Se non resistete scriveteci qui:

Buone pratiche per la gestione dei beni culturali privati.

Come applicare le buone pratiche sperimentate da Mauro Felicori per la rinascita della Reggia di Caserta nella valorizzazione delle dimore storiche private.

Mauro Felicori all’Opificio Golinelli

Mauro Felicori il super direttore che dal 2015 sta rivoluzionando la gestione della Reggia di Caserta è convinto che oggi chi gestisce i beni culturali siano persone che “raccolgono albicocche selvatiche dagli alberi e non arano i campi creando ricchezza”.

Per uscire di metafora, è convinto che in Italia ci troviamo in mano un patrimonio dal potenziale enorme ma gestito in modo pessimo, e i numeri lo confermano: oggi i beni culturali in Italia creano solo il 3,5% della ricchezza del paese.

Allo stato attuale il bene culturale non produce nulla. Non è vissuto come un capitale da far fruttare.

Non è un asset ma un costo raccontato bene, basato sulla spesa pubblica.

L’esperienza di Felicori è legata al patrimonio pubblico, ma possiamo estendere questa sua affermazione anche a gran parte del patrimonio privato.

Noi siamo andati il 20 luglio scorso ad ascoltare il suo intervento presso l’Opificio Golinelli di Bologna, dal titolo “Best practices nella gestione del patrimonio culturale italiano”, di cui vi riportiamo i punti salienti che possono essere di utilità anche per i proprietari privati di dimore storiche.

Buone pratiche #1 : ANALISI DEL MERCATO E DEI RISULTATI

“Partiamo dall’esempio della Reggia di Caserta.

La Reggia fa circa 430.000 visitatori/anno.

Una reggia di caratteristiche comparabili è quella di Versailles. Versailles fa 5.300.000 visitatori/anno.

Ci troviamo in un rapporto di quasi 1:10. Che cosa ha reso Versailles un caso di successo così eclatante?

  • Prima di tutto Versailles è gestita come una “impresa”.”
La Reggia di Caserta vista dal Bosco di San Silvestro (credit M. Felicori)

La gestione imprenditoriale non è valida solo per le grandi dimore ma per ogni tipo di bene immobile. Ciò che fa la differenza, infatti, sono la MENTALITÀ che ha un imprenditore, rispetto ad un proprietario privato qualunque, le AZIONI che ne conseguono e gli STRUMENTI che utilizza per ottenere, monitorare e migliorare i propri RISULTATI.

A proposito di numeri possiamo fare un esempio: il turismo a Napoli cresce del 4-5 % l’anno e in Campania sono orgogliosi di questo risultato. Ma siamo sicuri che sia davvero un buon risultato?

Due dati chiave mostrano criticità da tenere sotto controllo per il futuro:

  • dopo la prima volta che i turisti vanno a Napoli non ci tornano più;
  • Il turismo a livello mondiale sta crescendo del 10% l’anno.

Questi dati cosa ci insegnano?

  • Per capire meglio il reale andamento della propria gestione, i risultati ottenuti non vanno confrontati solo con il territorio circostante il bene, ma va ampliata l’ANALISI A LIVELLO GLOBALE.
  • Per definire una strategia efficace è necessario sia cambiare gli INDICATORI di analisi sia la SCALA di rilevazione.

Buone pratiche #2: IDENTITÀ 

La Reggia di Caserta ha un’identità molto forte e come tutti i grandi musei statali attraggono tanto pubblico e risorse per prosperare. Minore fortuna hanno invece i musei più piccoli che piangono continuamente chiedendo supporto finanziario. Stesso destino è dei Poli museali regionali.

Le piccole realtà, anche messe in rete, non hanno l’energia attrattiva dei grandi, proprio a causa della mancanza di un’identità forte.

Sarebbe di grande aiuto perciò ragionare su un MARKETING CHE VALORIZZI due elementi:

  • la MATERIA che accomuna i musei;
  • la ZONA cui appartengono.

RACCONTATI E ORGANIZZATI COME FOSSE UN UNICO ORGANISMO, un museo diffuso.

Un settore che ha capito da tanto tempo la forza di questa strategia è il turismo eno-gastronomico. Chi gestisce beni culturali dovrebbe trarre ispirazione dal loro marketing e dal loro modo di cooperare.

Buone pratiche #3: LOGISTICA E AMBIENTE SOCIO-CULTURALE

Statistiche e censimenti confermano nuovamente Caserta come l’ultima città d’Italia per qualità della vita.

Anche alcune guide turistiche informano i coraggiosi avventurieri che vorranno visitarla di stare attenti a questo o a quel pericolo. Sono giudizi che fanno male all’autostima, alla reputazione e al portafoglio e di sicuro non aiutano un territorio a riemergere.

Felicori è fortemente convinto che i beni culturali possano trainare l’economia del territorio:

la cultura può essere un’industria che produce crescita e la creatività il fattore dominante per lo sviluppo economico.

L’ostacolo principale che ha rilevato è l’ambiente:

  • la rassegnazione e la sua solitudine istituzionale;
  • un ambiente istituzionale inerte alle battaglie fondamentali legate all’inaccessibilità e alla facilità di collegamento; la linea Roma-Caserta ha solo due collegamenti veloci al giorno!
  • segnaletica autostradale inesistente;
  • ambiente non orientato all’impresa.

Siamo sicuri che questo sia un problema solo di Caserta?

Rendere attraente una località è uno degli obiettivi principali che ogni gestore di bene culturale, pubblico o privato che sia, dovrebbe avere come stella polare.

Senso di SICUREZZA, PULIZIA e FACILITÀ DI RAGGIUNGIMENTO di un luogo sono alcuni dei punti chiave su cui lavorare per agevolare le persone ad arrivare verso la tua dimora.

Rendersi “attraenti” parte da noi stessi, da come ci percepiamo.

Se anche la tua dimora non si presenta al meglio ora non bisogna vergognarsene. Basta iniziare a mostrare il proprio impegno a voler cambiare le cose che un’energia nuova si muove e ti mostra strade da percorrere che prima non immaginavi.

Buone pratiche #4: COMUNICAZIONE SOCIAL

Felicori, nonostante non sia un “nativo digitale”, ha capito prima di tanti suoi colleghi quanto sia improduttivo rifiutare di esporsi sui nuovi canali social. Esserci, raccontare ciò che si fa, come lo si fa, quali responsabilità ci si prende, rispondere a critiche e obiezioni, lo considera un dovere di ruolo e trasparenza. Dice con la leggerezza e l’ironia sorniona che lo contraddistinguono che “Se da direttore non usi i social sei un somaro”.

Gestisce la sua comunicazione personale su Facebook e sul suo sito personale ed ha accettato di non avere più una vita “privata”.

Seguire il suo profilo Facebook è come seguire un corso accelerato di comunicazione efficace, di creazione di rapporto con la comunità, di management, di arte, di restauro, di organizzazione di eventi.

Straordinaria è la sua capacità di gestione delle critiche. Il suo segreto?

Utilizza la posta negativa come strumento di crescita.

Considera chi protesta per qualcosa come un ispettore che segnala i disservizi ai suoi funzionari.

Per lui le CRITICHE sono CONSULENZE GRATUITE.

In sintesi “Chi critica ti fa un regalo”.

Chi già gestisce una dimora e la tiene aperta al pubblico dovrebbe fare proprie queste credenze costruttive su chi segnala disservizi. Questo è l’approccio migliore per trasformare magicamente una recensione negativa in una opportunità di crescita, di evoluzione e di costruzione di una sana reputazione. Spesso i clienti più fedeli diventano coloro che sono stati curati al meglio dopo un “incidente”.

Buone pratiche #5: EFFICIENZA DECISIONALE ED OPERATIVA

Quando Felicori è arrivato tre anni fa nella gestione del museo non c’era un ragioniere, uno che si occupasse di turismo, di comunicazione e marketing.

Durante il mandato ha vissuto situazioni assurde: ci ha messo due anni per dare divise ai dipendenti e 1 anno per ottenere il telepass per la sua auto.

Queste esperienze gli hanno fatto maturare la convinzione che “Serve una rivoluzione culturale nella gestione dei beni culturali”: vanno gestiti come imprese.

Oggi la sfida è sull’EFFICIENZA.

La formula per lui è semplice:

  • separare i musei dalle soprintendenze per avere BILANCI AUTONOMI e VIVERE DELLE PROPRIE ENTRATE;
  • assumere o licenziare il personale come avviene nel settore privato: le aziende funzionano se c’è una SQUADRA BRAVA. Chiave sono i contratti. “Sogno un’orchestra che suona senza direttore … ma col metronomo.”
  • PERSONALIZZARE il museo, la sua offerta e la sua gestione;
  • COMUNICARE, usando anche i social;
  • investire fuori dal territorio circostante per FARSI CONOSCERE DAL TURISMO INTERNAZIONALE;
  • Introdurre NUOVI INDICATORI PER VALUTARE LA GESTIONE dei beni culturali: non solo il fatturato misurato in Euro ma anche il “Fatturato Culturale” ovvero misurare “Quanta gente viene per quanto impara”;
  • COLLABORARE CON I PRIVATI nella gestione del museo (come avvenuto per “I martedì a noleggio” dove la gestione di spettacoli storici teatrali è fatta da privati nel giorno di chiusura settimanale ufficiale del museo) e non solo per funzioni accessorie come caffetterie e bookshop;
  • FARE RETE con tutti i soggetti dell’ecosistema cui si appartiene.

Tutte azioni strategiche, applicabili e funzionali allo sviluppo di business nelle dimore storiche.

* * *

Se possiedi una dimora storica e non sai come valorizzarla al meglio, chiedici un AUDIT https://www.mundobrit.com/brit-audit/ .

Analizzeremo insieme la tua situazione per trovare le strategie più adatte al tuo caso.

Come rendere attraente un luogo “emarginato”

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Se sei proprietario di una dimora storica localizzata in un luogo distante dalla città e immersa in un ambiente naturale bello e silenzioso ti poni due domande molto pratiche se vuoi metterla a reddito:

  • una riguarda la sostanza del soggiorno: che cosa offro al Cliente perchè decida di venir qui  e resti molto soddisfatto, e magari faccia un bel passaparola!

  • una riguarda la viabilità: come posso integrare la segnaletica in modo che il Cliente arrivi senza perdersi mentre cerca la cartellonistica e la strada?

Queste sono le domande che tu, proprietario di un immobile in un luogo “emarginato”  ti poni.

Stavo pensando a questa situazione quando ho avuto una gran bella sorpresa: avrei incontrato la persona, si chiama Roberta, che aveva saputo dare delle risposte convincenti come “che cosa si poteva fare nella sua dimora”! Prima di raccontarti la storia di Roberta e fartela conoscere voglio condividere un breve ragionamento con te.

Intanto voglio immaginare chi sia il potenziale cliente di questa dimora, che cosa possa desiderare, quale profilo abbia. E’ una persona dai 30 ai 50 anni, a cui piace stare da solo o da sola, ma che vuole anche potersi relazionare con altre persone, fa un lavoro creativo (potrebbe essere un “nomade” digitale, un musicista, un illustratore, uno scrittore) che gli permette di lavorare anche da remoto, cerca il silenzio ma anche delle esperienze che gli facciano ampliare la sua comprensione del mondo. Cerca un servizio accurato, un buon letto su cui riposare e molta libertà di movimento: vuole ricevere proposte e opportunità ma è lui a scegliere se seguirle o meno. Accoglie bene l’idea di uno spazio tutto suo ma anche quello di uno spazio condiviso con altri. Insomma una persona che vuole avere la possibilità di una esperienza di lavoro temporanea speciale.

Il caso di Roberta inizia con una riflessione sulla propria dimora che nasce in un viaggio all’estero, uno di quei pensieri che emergono all’improvviso come un atto di serendipità, quando cerchi qualcosa e trovi una risposta ad un altro problema.

Lei è proprietaria, con padre e madre, di un casale in Calabria a Montalto Uffugo e vorrebbe attrarre ospiti temporanei, per periodi di una – tre settimane, offrendo loro un “percorso di vita”… impegnativo vero? E’ filosofa e perciò s’inventa un inizio del viaggio che chiama “Shake filosofico” e un’agenda di attività per offrire al proprio ospite sia una proposta di “potenziamento” di sè, sia l’opportunità di fare qualcosa insieme ad altri ospiti, diciamo una decina. Che cosa è questo “shake”: è una chiacchierata strutturata in tre sessioni per de-costruire la propria storia personale, che la persona si porta dietro, e per innescare un percorso LENTO di cambiamento”. Sembra e potrebbe essere impegnativo. Questo format è noto come “co-living”.

Il co-living è un nuovo modo di vivere e lavorare, condividendo i principi della sharing economy, valorizzando le relazioni umane, facendo esperienze contemporanee di ospitalità e imparando gli uni dagli altri.

Il co-living è la proposta di Roberta, che ha realizzato un percorso di “esperienze”, nel quale tutta la famiglia, i genitori, sono ingaggiati ed operano. I proprietari sono dunque presenti ed attivi, una situazione particolare che offre diversi vantaggi: una percezione diretta e un feedback continuo e diretto dai “clienti”, con la possibilità di aggiustamenti del servizio in tempo reale; un apprendimento continuo alla pari, con e dai Clienti. Roberta ha però pensato alla scalabilità del business e ha generato un modello di franchising, tanto che ha già aperto un “co-living” in Puglia in questi giorni, e per fare ciò ha avviato la formazione di altre persone a cui trasferire il modello e la capacità di attuarlo e gestirlo.

In sintesi le soluzioni che questo caso ti può ispirare per uscire dallo stallo sono:

– offrire un’esperienza speciale ai tuoi Clienti;

– gestire quotidianamente e direttamente il rapporto di servizio con loro.

Per continuare a pensare e dialogare su questo tema ti invito a registrarti nella nostra comunità BRIT, dove c’è anche Roberta:

https://www.facebook.com/groups/britcommunity/

Se anche tu hai una proprietà in un luogo “emarginato” e ti preoccupano gli ostacoli del luogo, la sua logistica, la sua distanza da grandi centri urbani, chiedici un “AUDIT” https://www.mundobrit.com/brit-audit/: analizzeremo insieme la tua situazione e individueremo il percorso di valorizzazione più adatto alle tue esigenze.

Ti aspettiamo per “cominciare”.

Renzo Provedel

Riferimenti on line di Roberta Caruso: http://www.homeforcreativity.com/

Per qualunque informazione o domanda di approfondimento sul nostro Audit scrivici nome, cognome, e-mail e un tuo contatto telefonico nel form qui sotto. Ti ricontatteremo per concordare un appuntamento telefonico o in video conferenza dove risponderemo ad ogni tua curiosità.